sabato 1 dicembre 2012

Argo

Tensione continua



Iran, 1979. In seguito alla fuga dello scià negli Stati Uniti, l'ambasciata USA a Teheran viene presa d'assalto dai manifestanti, che chiedono il rimpatrio immediato dello scià per poterlo processare. Di fronte al rifiuto americano prendono in ostaggio tutti gli impiegati dell'ambasciata. Sei di loro, tuttavia, riescono a fuggire, rifugiandosi presso la residenza dell'ambasciatore canadese. Quando la CIA viene a conoscenza della situazione deve elaborare un piano per salvare i sei fuggitivi, che rischiano altrimenti di essere giustiziati come spie. Tony Mendez, un agente esperto in operazioni di questo tipo, elabora un'operazione audace e apparentemente folle: far passare i sei come i membri di una troupe cinematografica.

Il terzo film da regista di Ben Affleck conferma le doti già ammirate in Gone Baby Gone e The Town: regia solida, ritmo serrato, e una sceneggiatura praticamente priva di sbavature. Argo è un film che fin dal primo minuto costruisce un clima di continua tensione, che coinvolge lo spettatore nella vicenda dei sei fuggitivi e del folle ma geniale piano di Mendez per liberarli. La sceneggiatura corre veloce e senza esitazioni fino alla conclusione, e la regia la sostiene alla perfezione, con un ritmo serrato ma non frenetico e con una sapiente uso del primo piano per coinvolgerci nelle emozioni dei personaggi.

Il film è riuscito, ben diretto e ben recitato, con Ben Affleck che sfrutta al meglio la proprio monoespressività per regalarci un agente CIA fuori dagli schemi, con una vita un po' disordinata ma una chiara percezione della realtà e dei requisiti del suo lavoro. Accanto a lui brillano John Goodman e Alan Arking, due vecchie volpi che interpretano al meglio i due produttori di Hollywood ingaggiati dalla CIA per assicurare la credibilità e la buona riuscita dell'impresa. L'unico, lieve difetto del film è la scarsa caratterizzazione dei sei fuggitivi, pressochè interscambiabili se non fosse per alcuni dettagli di secondo piano. La scelta appare voluta, al fine di far concentrare lo spettatore sul meccanismo del salvataggio ed evitare inutili pietismi; tuttavia l'effetto è uno straniamento forse eccessivo, in cui si crea poca empatia con i protagonisti e si finisce per preoccuparsi più della sorte dell'agente CIA che della loro.

Argo entra di diritto nell'Olimpo dei grandi film politici americani grazie al suo rigore registico e narrativo e alla sua abilità nel non scivolare in pietismi o patriottismi di maniera. Ben Affleck conferma un notevole talento espressivo dietro la macchina da presa, realizzando un film forte e intenso, che guarda alle colpe del passato per capire il presente.

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Pier

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